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05 Aprile 2022 | Approfondimenti
Intervista ad Alessandra Defranza, titolare e creatrice di Tabinotabi

“Chi è Alessandra Defranza e perché ha deciso di creare il brand Tabinotabi?“
“Come si realizza un tessuto a partire dalle alghe e quali caratteristiche presenta?“
Oggi Alessandra ci guiderà in prima persona in un avvincente percorso alla scoperta di Tabinotabi, dalle origini ai progetti futuri, rispondendo ad ogni curiosità e rivelando anche qualche segreto.
Che cosa significa Tabinotabi?
Tabinotabi è un neologismo composto dalla parola giapponese “tabi”, che significa viaggio, seguita da “no-tabi”, ovvero dalla sua stessa negazione. Si tratta quindi di un gioco fonetico che possiamo parafrasare con “viaggiare, senza viaggiare”. Rappresenta quel viaggio creativo che non presuppone uno spostamento fisico, che è possibile compiere restando fermi.
La città di Venezia, da sempre crocevia di popoli, commerci e visitatori da ogni parte del mondo, è un luogo privilegiato in cui tutto questo è possibile. Il contatto e la commistione fra culture lontane nel tempo e nello spazio generano contaminazioni, scoperte e connessioni, che ci travolgono e ci cambiano, creando in noi qualcosa di unico, innovativo e inaspettato.
Chi è Alessandra e come è nata l’idea di questo brand?

Sono una persona curiosa, ricercatrice del bello e affascinata dai dettagli che rendono unica ogni cosa.
Ho svolto per molti anni la professione di vigile urbano nella mia amata Venezia, a stretto contatto con i cittadini e i turisti che ogni giorno la visitano con sguardo di ammirazione.
Le novità e i cambiamenti non mi hanno mai spaventata, al contrario, sono sempre stati per me uno stimolo di crescita positivo. Così, anche grazie a quel pizzico di follia che mi contraddistingue, 25 anni fa io e mio marito Renato abbiamo deciso di acquisire, ai piedi del ponte di Rialto, una bancarella storica di friulane, presente in loco dal lontano 1952.
Successivamente, con la liberalizzazione delle attività commerciali nella zona del “Sotoportego degli Oresi”, fino ad allora concesse esclusivamente al settore orafo, abbiamo creato il marchio di friulane “Piedaterre”, che negli anni mi ha portata ad avvicinarmi con sempre maggior interesse al mondo del tessile.
Lo slancio iniziale per l’ideazione di Tabinotabi mi è stato fornito dalla necessità di soddisfare un’esigenza personale: cercavo una camicia da notte che fosse lunga, di qualità, delicata sulla pelle e rispettosa dell’ambiente, ma non riuscivo a trovare un capo che aderisse pienamente a queste caratteristiche, così ho deciso di crearlo.
Nel 2019, dopo un anno di ricerche, è nata Ofelia: una veste in alga ed eucalipto lunga ai piedi, comoda e raffinata, pensata per la notte, ma adatta anche al giorno.
Come mai hai scelto di chiamare questo capo “Ofelia”?
Molti nomi attribuiti agli abiti delle collezioni traggono ispirazione da opere d’arte che ho avuto il piacere di osservare nel corso dei miei viaggi. Ofelia, protagonista femminile dell’Amleto di Shakespeare, è stata rappresentata in numerosi dipinti, soprattutto ottocenteschi, con le sue vesti lunghe ed eteree che ben simboleggiano la purezza d’animo di questo personaggio.

Quali sono i valori identitari di Tabinotabi?
I valori fondanti di Tabinotabi possono essere racchiusi nelle parole “sensibilità” e “attenzione”: alla qualità, alla vestibilità, al benessere del corpo e dell’ambiente.
Abbiamo deciso di precorrere i tempi e anticipare la moda del domani con creazioni completamente ecosostenibili, realizzate con materie prime naturali attraverso un metodo di produzione a basso impatto, innovativo e certificato.
Non è un caso che questa sfida ecologica abbia preso forma proprio a Venezia, città tanto spettacolare quanto fragile, il cui delicato ecosistema è seriamente minacciato dalle conseguenze del cambiamento climatico.
Come nascono i vostri filati d’alga?
Il tessuto Tabinotabi è naturale al 100%. La sua fibra, ottenuta a partire dalle alghe grazie ad una tecnologia innovativa, è ecologica e brevettata SeaCell.
Immaginate di addentrarvi fra gli incantevoli fiordi islandesi, dove l’alga marina bruna cresce rigogliosa. Qui troviamo un microambiente particolarmente ricco di vitamine, minerali e oligoelementi, che rendono quest’alga unica nel suo genere e ricchissima di principi nutritivi. Il nostro innovativo metodo di estrazione permette di prelevare solo la porzione superiore dell’alga, soggetta a rigenerazione spontanea, nel pieno rispetto dell’ecosistema marino. Dopo essere stata sottoposta ad un processo di essiccamento naturale, l’alga viene dapprima finemente sminuzzata, e in seguito la polvere ottenuta è lavata e diventa la base per una “pasta” che sarà integrata in una fibra di cellulosa naturale, la cui funzione è quella di conferire resistenza al tessuto. Tutto il ciclo produttivo si svolge a circuito chiuso, ovvero senza rilascio di rifiuti chimici inquinanti, al fine di minimizzare l’impatto sull’ambiente. Otteniamo così un tessuto morbido e dall’aspetto setoso, leggero e traspirante, ma al contempo resistente e durevole.
Perché proprio le alghe?
Da sempre le alghe hanno rappresentato un ingrediente fondamentale in campo medico, farmacologico e cosmetico, grazie alle loro naturali proprietà nutritive e terapeutiche intrinseche, date dal ricchissimo contenuto in oligoelementi, vitamine e minerali. La tecnologia SeaCell fa sì che dopo la raccolta l’alga non sia soggetta a trattamento, mantenendo quindi inalterate tutte le caratteristiche benefiche, che permangono anche dopo numerosi cicli di lavaggio. L’azione antinfiammatoria, l’attivazione del microcircolo e del metabolismo cellulare della pelle sono alcune fra le straordinarie proprietà di questo tessuto. L’alto contenuto di antiossidanti protegge la cute dall’invecchiamento cellulare, legato alla continua esposizione a raggi UV e alla conseguente produzione di radicali liberi. Il suo utilizzo si presta a pelli particolarmente sensibili e allergiche, favorendone l’idratazione e la termoregolazione anche ad alte temperature.

Quali altre materie prime utilizzate?
In questi anni abbiamo realizzato abiti con la menta, il bambù, il lenpur e il banano, ma siamo alla costante ricerca di nuove materie prime, che siano naturali, ecosostenibili e sicure.
Che capi di abbigliamento realizzate?
Le collezioni comprendono differenti modelli, che vanno dalle sottovesti alle camicie, dalle vestaglie ai completi. Punto di forza di Tabinotabi è la grande versatilità: ogni capo può essere convertito e adattato a svariati utilizzi, per la notte o per il giorno, da indossare in casa o da sfoggiare ad un’uscita. Abbiamo inoltre una linea di t-shirt naturali, di borse sartoriali, di calzini e di kimono.
Chi sono i vostri clienti?
I nostri clienti sono molto eterogenei per età e provenienza geografica, ma sono accomunati da alcune caratteristiche fondamentali: la ricerca della qualità, la cura dei dettagli, l’adesione a scelte di vita sostenibili e l’attenzione al benessere del proprio corpo. Cercano abiti che non siano soltanto belli e comodi, ma anche rispettosi della pelle e dell’ambiente.

Che messaggio ti piacerebbe comunicare attraverso i tuoi abiti?
Abbiamo voluto creare una collezione durevole e senza tempo, capace di adattarsi ai cambi di taglia e alle mode che passano, perché ci sentiamo distanti dalla logica che sottende all’attuale “fast fashion”, fatta di capi di scarsa qualità, prodotti in modo discutibile, acquistati frettolosamente e accantonati nell’armadio o gettati via al primo cambio di stagione.
Il nostro desiderio è che ogni capo, una volta dismesso, sia donato in eredità alla generazione successiva, trovando così nuova vita.
Come mai avete scelto una palette di colori basici per i vostri abiti? State studiando nuovi colori?
Elegante e intramontabile, essenziale ma al contempo intriso di grande significato simbolico: il color bianco “burro”, che contraddistingue gran parte dei nostri modelli, non deriva da una tintura, bensì si ottiene direttamente dalla lavorazione delle fibre di alga ed eucalipto. Abbiamo deciso di riservargli ampio spazio proprio per esaltare la completa naturalità dei capi.
Per tingere i nostri abiti utilizziamo pigmenti vegetali naturali estratti dalle spezie, come la curcuma e il caffè, dagli ortaggi e dalla frutta. La ricerca di nuove fonti naturali di colore è in costante fermento: abbiamo recentemente sperimentato l’indaco, la robbia, il campeche, come anche una terra proveniente dall’India che rilascia una bellissima nuance lilla. In collaborazione con una tintoria stiamo eseguendo dei test interessanti anche con il vino.
Va precisato che le tinture di origine vegetale danno tonalità più tenui rispetto ai coloranti artificiali, in quanto i pigmenti vengono lavorati con l’acqua e non sono sottoposti a trattamento chimico. È possibile comunque ottenere tinte più vivaci utilizzando coloranti a basso impatto ambientale, come optato per la nostra linea di t-shirt.

Tinture estratte da: cipolla gialla, cipolla rossa, indaco, campeche, cocciniglia, robbia.
Quali sono i progetti presenti e futuri di Tabinotabi?
Crediamo moltissimo nella ricerca, siamo curiosi e aperti al nuovo. Non abbiamo paura di provare, perché siamo convinti sia l’unica via per imparare, rinnovarsi, crescere. Stiamo sperimentando nuove materie prime, tinture e tecniche per intrecciare il filo, e sono attualmente in produzione alcuni modelli di maglioni, pullover e pantaloni in maglia, ottenuti dall’intreccio intimo del filato di SeaCell con la lana.
Riteniamo che la formazione e il coinvolgimento dei giovani siano altri due aspetti fondamentali per la crescita e l’innovazione d’impresa. Abbiamo stretto importanti progetti di collaborazione con Istituti Tecnici Superiori e Università del territorio, come l’ITS TAM di Biella, l’Università Ca’ Foscari e l’Università Iuav Moda di Venezia, che sono sfociati nella realizzazione di capsule collection molto interessanti. La creatività, le idee e la manualità che gli studenti sanno mettere in campo sono sorprendenti e fonte di grande ispirazione.
Vuoi vivere la sensazione unica del mare sulla pelle?
Ti aspettiamo nel cuore di Venezia, a due passi da Rialto. Qui, ispirazioni esotiche e paesi lontani nel tempo e nello spazio si fondono in una contaminazione visionaria, per un viaggio che parte da Venezia e va verso il mondo. Per poi farvi ritorno.
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